Il bisogno di tornare su questi spazi, di raccontare. Eccolo, di nuovo. Vivo una lunga fase di deframmentazione, distruggo, costruisco, distruggo. Ma il più delle volte scompaio, a me stessa, al mondo. È una condizione fantasma, chiamiamola così. A chi non è mai capitato? Provo a normalizzare questo stato delle cose, per non sentirmi letteralmente disagiata. Che poi non lo sono. Si, non lo sono. Siamo normali nel nostro essere complicati: siamo articolati, non siamo affatto semplici. Siamo umani.
Il silenzio in questi anni mi ha contraddistinto. Ho smesso di scrivere in questo luogo virtuale, concentrandomi totalmente nel mondo giornalistico. Ho smesso di cantare e ora non so più che voce abbia la mia voce, se una voce, capace di raccontare in musica le cose, ce l’ho ancora. Ogni tanto ci riprovo, ma il suono si strozza alle prime note. Il fatto è che ci si abitua al silenzio e si diventa estranei ai propri suoni. Accade questo quando decidi, di punto in bianco, di metterti a tacere. Io mi sono seduta sul fiume e ho aspettato che il momento passasse, che arrivasse. Ma non mi sono resa conto che il fiume scorre e se si resta seduti a riva, guardando l’acqua fluire, non arriva da nessuna parte. E allora ho imparato a nuotare nella speranza di trovare il coraggio di tuffarmi e seguire il flusso, arrivare al mare. Ma mica è facile: anche quando ti senti sicuro di qualcosa, tutto può vacillare in un attimo. Così non mi sono ancora tuffata, ma ho i piedi nell’acqua. Ce li ho eccome. È gelida, fa paura, ma è proprio questo il senso. Sentire sulla propria pelle qualcosa.
Perché quando scegli il silenzio, quando ti forzi di restare in silenzio, smetti di sentire anche tutto il resto. Sentire, rischiare, vivere. E adesso sono in fase di deframmentazione, con una musica in fade-out e un tramonto sullo sfondo. Le immagini non sono proprio nitide, per lo più in bianco e nero, con una luce fortissima, ma tutto, anche in questo caso, in dissolvenza. Devo dare colore, devo letteralmente versare colore sulle immagini e farle tornare piene e nitide. Fa niente se non mi sento sicura di saper nuotare davvero, in fondo so che so farlo, saprò farlo quando sarò in ballo, ma è il momento di tuffarsi e scorrere. Non c’è altro modo per arrivare al mare.