Si potrebbe dire, perché nel pensiero comune, che in un anno cambino tante cose. In fondo è vero, ma non per tutto. Per esempio, quelle strade di cui vi avevamo parlato il 19 agosto dell’anno scorso, sono esattamente come erano allora. Quel giorno, avevamo narrato di quelle strade guardandole con gli occhi di ciclisti, pedoni e autisti, immergendoci totalmente in quelle vie. Avevamo deciso di farlo perché era, come lo è tuttora, un dovere civico oltre che morale.
Il nostro tuffarci in quelle vie, non era semplice necessità di redattori. Era necessario perché siamo cittadini anche noi e come tali sentivamo il bisogno di dire, ancora una volta, quanto poco sia giusto rendersi conto di un pericolo, solo quando ci è scappato il morto. A perdere la vita, un anno fa, su una di quelle strade, precisamente in via Francesco Speranza, il famoso vialone di Palese, è stata Giorgia Soriano. Una giovane donna alla quale, quel giorno, è stato strappato per sempre il sorriso, mentre percorreva in bicicletta una strada del V Municipio.
Se è vero che in un anno molte cose sono state modificate, vedi ad esempio il lungomare di S.Spirito, al quale sono state apportate delle modifiche – cosa che ha scatenato diverse polemiche, ma attendiamo di comprenderne meglio le dinamiche per poterci cimentare anche in questa storia – è anche vero che molte sono rimaste esattamente come erano: il vialone per esempio, strada molto trafficata in tutti i momenti della giornata, ma anche il ponte e i marciapiedi strettissimi che avevamo fotografato. Tutte quelle strade restano ancora pericolosissime per chi le percorre a piedi o in bicicletta.
Sul ponte, ormai, quello che allora era un alberello è diventato un albero un poco più grande, togliendo del tutto lo spazio ai pedoni, tra i quali anche donne con il passeggino che, beh, potrebbero percorrere l’altra corsia pedonale. E invece no. E’ bloccata dalle transenne che un tempo erano utilizzate per delimitare il pericolo del guard rail rotto, ora buttate lì da chi ha fatto i lavori, tamponando un guasto, ma alimentando comunque il disagio. Potremmo parlare per ore di tutte le strade ostili a pedoni e ciclisti.
“Siamo in campagna elettorale, chissà non cambia qualcosa nel giro di poco” – ha commentato Domenico, un signore che percorre in bici il ponte molte volte al giorno. Ma si può vivere sperando sempre che in tempi di campagna elettorale cambi qualcosa? E ci si può rendere conto di un problema, solo quando qualcuno ha perso la vita per la negligenza delle istituzioni? E’ vero, sta ai cittadini scegliere che tipo di autisti, pedoni o ciclisti essere, ma sta anche alle istituzioni essere presenti, perché non ci siano più morti sulla strada. E se, dopo un anno, quel vialone è identico a quell’8 agosto in cui Giorgia ha perso la vita, senza che siano stati implementati i supporti di sicurezza, senza un piano che preveda maggiore attenzione nei confronti dei cittadini che percorrono in bici o a piedi quelle strade, la colpa non può essere solo degli autisti. Si, è vero, c’è stata una pandemia di mezzo, ma le strade, così come accade negli altri paesi, dovrebbero essere pensate prima per i pedoni e per i ciclisti, poi per le auto.
Come scrivevamo il 19 agosto dell’anno scorso: “scegliere la bicicletta o i propri piedi come mezzo di trasporto è un nostro diritto, sentirci sicuri di poterlo fare senza incorrere in autisti disattenti lo è allo stesso modo, ma è un dovere delle istituzioni fare in modo che si diffonda sempre più la cultura del camminare e del pedalare, a partire dai più piccoli, anche per il solo gusto di poter osservare con più attenzione le nostre strade, quelle strade su cui molte persone macinano chilometri per raggiungere le proprie destinazioni che spesso, a causa di distrazioni o di strade mal costruite, non raggiungeranno mai”.