Ricomincio a scrivere oggi perché oggi è il giorno giusto, perché anche se non ho esattamente nulla di preciso da dire, le mie dita implodono su questa tastiera con la voglia di raccontare, dita addormentate che, tasto dopo tasto, sfidano la ruggine e interrompono il lungo silenzio che si è intromesso tra loro e l’emergere dei pensieri. Spalanco le porte e torno su questi spazi. Ho aspettato tanto, me ne sono stata dietro una finestra con una tazza da thè, una tazza che spesso era piena di vino. Ho sofferto. Ho dovuto star ferma e le urla le sentivo solo io, le mura del mio corpo, le mura della mia stanza. Ho dovuto per varie ragioni, prima una perdita, poi un operazione, poi la necessità del silenzio per imparare di nuovo a distinguere i rumori dai suoni. Il silenzio mi si è attorcigliato dentro, ma è stato necessario. Ma non sono stata troppo ferma, ho imparato ad essere fiume e a portarmi con tutte le forze verso la sorgente per raggiungere, tra un ostacolo e l’altro il mare. Forse, anzi, quasi sicuramente, proprio perché in questi giorni dobbiamo restare a casa, sto ritrovando di nuovo quella necessità di essere fiume e tornare a scorrere. Sono stata in silenzio, nel canto e nelle parole e probabilmente ce ne saranno altri, tutto quello che serve. Ho sempre sognato di somigliare un po’ più a lei (Gueva) e meno a Francesca Emilio alla fine è successo. Poi siamo diventate una cosa sola, io, lei, le altre due e persino Amye Nefrasca. E dal buio della mia stanza e della mia casa, giorno dopo giorno, ho visto che fuori nascevano i fiori. Che gran casino c’è qua dentro si, ma che gran bellissimo casino. Abitare il reale, essere, esistere. E, così come si è:
Aspettare. Ascoltare. Ascoltarsi. Aspettarsi. Riconoscersi. Incontrarsi.
Andare. Ardere. Cantare il proprio nome. Scegliere di non dire.
Consapevole incertezza del buio. Tremare. Lasciare andare. Lasciarsi andare. Assaporare ogni momento. Dare forma e vita al silenzio. Lasciarsi istruire da esso. Risvegliarsi dentro se stessi, accettarsi senza farsi a pezzi, rimettendo insieme i pezzi, tutti. Incontrarsi ad ogni passo, sorprendersi, amarsi. Lasciare emergere senza paura le proprie costellazioni. Universo mIo, inverso e astratto.
[…] il fiato a pensarci. Io una pausa me l’ero già presa tempo fa, il motivo ve l’ho spiegato nel post pubblicato due o forse tre settimane fa. Adesso però lo stop è forzato: nessuno di noi ha potuto […]