Di Francesca Emilio, Bari – La natura, senza l’uomo, si rigenera, si ribella e si riprende con forza i propri spazi ritrovando il proprio equilibrio, quello perduto a causa di anni di non curanza e inquinamento. E’ quanto emerso negli scorsi giorni in seguito alle immagini scattate dall’Agenzia Spaziale Europea per monitorare le emissioni di diossido di azoto sull’Italia. Le immagini parlano chiaro, ma non sono l’unica prova concreta dell’ampio respiro che questa pausa dell’uomo, dovuta al Coronavirus, sta offrendo alla natura, all’ambiente e agli animali. A Venezia le acque sono tornate limpide, ma non solo: sono diverse le testimonianze di animali, come delfini, che tornano a farsi vedere nei porti e a nuotare liberi nel mare, il loro mare. La diminuzione dell’inquinamento è particolarmente evidente soprattutto nella parte settentrionale del paese, ma ad essere coinvolto è anche il sud del paese, tra cui la nostra amata Puglia. Sul canale Youtube dell’ESA, sotto forma di animazione, vengono mostrate le emissioni di diossido di azoto, riguardanti tutta l’Europa, nel periodo compreso tra il 1 gennaio e l’11 marzo 2020. I dati, ottenuti grazie allo strumento Tropomi a bordo del satellite Copernicus Sentinel-5P, il quale mappa una moltitudine di inquinamenti atmosferici in tutto il mondo, mostrano chiaramente la netta differenza tra il prima e il dopo. Stessa cosa era avvenuta anche in Cina. “Anche se potrebbero esserci minime variazioni nei dati, dovute alla copertura nuvolosa e al cambiamento delle condizioni climatiche, siamo convinti che la riduzione di emissioni che possiamo osservare coincida con il blocco delle attività in Italia che determina meno traffico e meno attività industriali”– ha spiegato Claus Zehner, ricercatore responsabile per il Copernicus Sentinel-5P. Messe al bando le attività sociali e industriali, con l’intento di fermare il più possibile la velocità del contagio del COVID-19, la natura è tornata a farsi spazio.
La notizia non è solo positiva per la nostra madre terra, ma anche per smorzare la celere diffusione del coronavirus, che ricordiamo, non spaventa per il tasso di mortalità, ma per le enormi conseguenze che sta subendo il settore sanitario, il quale, oltre a dover affrontare l’emergenza, deve fare i conti con le problematiche quotidiane e dunque con una grossa carenza di strumenti, spazi e forza lavoro per poter superare al meglio la crisi. Stando a quanto emerso da alcuni studi, smog e polveri sottili – di cui l’Italia, ma anche la Puglia è pregna (vedi Taranto: la città incantevole e dimenticata in cui vento e pioggia sono tossici e si muore ancora per le polveri dell’Ilva) – non hanno fatto altro che accelerare la diffusione di Sars Cov2: il particolato atmosferico è infatti un ottimo vettore di trasporto e diffusione per molti contaminanti chimici e biologici, inclusi i virus. Le ricerche sono state effettuate esaminando i dati pubblicati sui siti delle Agenzie regionali per la protezione ambientale relativi a tutte le centraline di rilevamento attive sul territorio italiano. Nello specifico sono stati registrati gli episodi di superamento dei limiti di legge (50 microg/m3 di concentrazione media giornaliera) in diverse province italiane, analizzando parallelamente i casi da contagio da Covid-19 riportati sul sito della Protezione Civile. La relazione tra i superamenti dei limiti di legge delle concentrazione di PM10 registrati tra il 10-29 febbraio e il numero di casi infetti aggiornati al 3 marzo sono stati evidenti. Anche Greenpeace ha lanciato l’allarme sottolineando che, senza cambiare drasticamente il nostro rapporto con la natura, assisteremo ad altre epidemie come queste, se non addirittura peggiori.
Ogni momento insegna inevitabilmente qualcosa, questo, in particolare, a nostro parere, sta sottolineando quanto sia importante rallentare, fermarsi e provare sul serio a vivere in simbiosi con la natura, a trovare ritmi meno serrati, a rispettare tutto l’ecosistema senza produrre più del necessario, a trovare un dialogo con la natura che ci ospita ogni giorno, a rispettare gli animali. Ma non solo, sta aiutando a ricordare – o perlomeno ci auguriamo – che siamo tutti uguali, senza alcuna differenza e infine, ci sta aiutando a comprendere quali sono i nostri diritti di esseri umani e lavoratori, spesso troppo impegnati a dover lavorare per sopravvivere per avere il tempo di fermarci, prendere aria, riflettere, fare quel che amiamo, stare con chi amiamo, fare una passeggiata e ricordarci che, da troppi anni ormai, usiamo il tempo, ma non lo viviamo più.