Di Francesca Emilio, Bari – Buone notizie per la questione Parco Ripagnola: la Regione Puglia ha approvato lo schema per il disegno di legge. Dopo lunghi ed estenuanti mesi di lotte, incontri e forti preoccupazioni, gli attivisti, capeggiati da “I pastori della Costa”, hanno finalmente ottenuto la loro prima vittoria effettiva. Quel tratto di costa incontaminato – che va da Polignano a Mare fino a Monopoli – ricordiamo, rischiava di essere compromesso per sempre. Già nel 1979, in seguito ad una variante al piano regolatore, c’era stato un primo tentativo di deturpamento del territorio, tentativo che fallì e al quale ne susseguirono molti altri, l’ultimo, più recente, quello dello scorso luglio, ovvero il “si” da parte della Regione Puglia – nonostante la smentita da parte del Presidente della Regione Michele Emiliano – alla realizzazione di strutture alberghiere, sentieri di accesso al mare e altri servizi di vario tipo. L’allarme era scattato subito, sia da parte degli attivisti, sia da parte di esperti del settore come Dino Borri, Urbanista e professore ordinario di Tecnica e pianificazione urbanistica al Politecnico di Bari, il quale, anche durante la nostra intervista, aveva sottolineato quanto fosse preoccupante lo scenario che si andava a delineare e quanto fossero alti i rischi nel deturpare un territorio che invece avrebbe dovuto essere protetto, sin dagli inizi dei tempi. La costante presenza degli attivisti però ha spinto, nel corso degli scorsi mesi, il governatore Michele Emiliano, a rivedere tutte le autorizzazioni concesse al progetto alberghiero e a far partire, inoltre, la conferenza di servizi utili per istituire il parco. Adesso bisognerà attendere il parere della V Commissione competente in materia e, inoltre, bisognerà attendere l’approvazione del Consiglio Regionale, ma è certo che, rispetto al punto di partenza, si sono compiuti molti passi in avanti verso la tutela di un luogo così tanto prezioso sia in qualità di patrimonio storico, sia in qualità di patrimonio ambientale. “Avviamo oggi un percorso che porterà alla tutela di una delle parti più straordinarie del territorio pugliese, dove ci sono paesaggi bellissimi e dove in accordo con i Comuni la bellezza della natura potrà essere meglio protetta in accordo con il programma di governo regionale e con le richieste delle associazioni ambientaliste” – ha commentato Michele Emiliano, il quale, sulla sua pagina ufficiale Facebook, ha anche espresso felicità in merito al traguardo raggiunto pubblicando inoltre una fotografia che ritrae Costa Ripagnola nel corso degli anni e delle stagioni. “Nella porzione di territorio interessata – scrive nel comunicato ufficiale la Regione Puglia – sono documentate evidenze di segnalazione di opere di trasformazione ambientale naturale inerenti ad attività non previamente autorizzate o eseguite in difformità dai titoli abilitativi rilasciati. Anche per questo è dunque discesa la necessità di intervenire normativamente apprestando la più idonea forma di tutela del territorio”. L’area è rappresentata da uno degli ultimi tratti di costa rocciosa e falesie grossomodo integre nel territorio della Città Metropolitana di Bari ed è inoltre caratterizzata da un grande valore paesaggistico e naturalistico anche dal punto di vista speleologico in quanto risulta numerosa la presenza di grotte terrestri e marine sommerse e semisommerse, ma non solo, Costa Ripagnola presenta significativi elementi del reticolo di lame oltre ad avere una notevole importanza dal punto di visto storico, antropologico e culturale: “nell’area si evidenzia la presenza di testimonianze di antropizzazione del territorio che mostrano la continuità di frequentazione in un arco temporale che va dal paleolitico ad oggi, con la presenza diffusa di elementi emergenti quali la divisione fondiaria, i muretti a secco, i trulli, i pozzi ed altri elementi tipici del paesaggio rurale. In relazione agli aspetti archeologici, si evidenzia che l’area in esame ricade in un comprensorio territoriale in cui sono noti rinvenimenti archeologici, sia terrestri sia subacquei, e segnalazioni relative ad insediamenti sparsi di natura antropica che hanno caratterizzato, senza soluzione di continuità, periodi diversi, compresi tra l’età preistorica e la tarda età medievale”. Insomma, un grande passo verso quello che dovrebbe essere un atteggiamento comune e normale: salvaguardare la bellezza, la rarità e la storia del nostro territorio, senza deturparlo e privarci così di quanto la natura offre.