Di Francesca Emilio, Bari – Approda anche nel capoluogo pugliese la campagna di sensibilizzazione sulle molestie verbali Cat Calls of Bari, gessetti colorati contro le molestie. Il progetto, nato in seguito al successo ottenuto dall’idea di una ragazza 21enne di New York, Sophie Sandberg, la quale, per combattere le molestie stradali, verbali e non, ha fondato la pagina Instagram Cat Calls of NYC, ha come obiettivo quello di raccogliere in maniera anonima le testimonianze delle vittime e trascriverle letteralmente, con dei gessetti colorati, nelle strade in cui la molestia è avvenuta.
La pagina ufficiale barese dedicata all’iniziativa è gestita da alcune ragazze che – raccontano alla nostra redazione – ispirate dal movimento creato dalla Sandberg e sensibili alle tematiche sociali hanno voluto creare la pagina nella città in cui vivono per sensibilizzare al tema, ma soprattutto per ricordare alle vittime di molestie verbali che non sono loro a doversi vergognare e che l’atto della molestia – per molti ritenuto normale – non è un apprezzamento o un atto a cui ci si dovrebbe abituare, bensì opporre, poiché un atto grave che provoca, senza ombra di dubbio, reazioni e dunque conseguenze a chi la subisce.
Il Cat Callling, nello specifico, è un fenomeno diffuso e in crescita, che ha come oggetto molesti verbali – mascherate da apprezzamenti – rivolti per strada alle vittime. Questi “apprezzamenti” sono spesso commenti a sfondo sessuale, volgari e inopportuni che condizionano, inevitabilmente, chi li riceve ponendo la vittima in condizione di disagio e privando quest’ultima della libertà di camminare tranquillamente per le strade della propria città o, addirittura, di indossare quel che desidera, poiché molti indumenti potrebbero essere considerati “provocanti”. Ve ne parlavamo lo scorso quattro novembre in un articolo dedicato ad un applicazione che, attraverso il crowdmapping, offre l’opportunità di segnalare le strade sicure e non fungendo da bussola di orientamento per le donne che si muovono per la propria città: in Italia stando al rapporto ISTAT 2018, il 36,6% delle donne dichiara di non uscire la sera per paura. Parlando della nostra Puglia, secondo i dati ISTAT relativi sempre al 2018, una donna su dieci è stata vittima di violenza fisica. Solo a Bari e provincia, in base al report della commissione parlamentare di inchiesta sulla violenza di genere, dal 2013 al 2016 sono state uccise sessantuno donne. La paura di subire una violenza, ma anche solo di essere vittima di apprezzamenti poco gentili, non rende sicuramente facile la vita di una donna e non solo, poiché, sebbene, in termini quantitativi, le donne siano maggiormente vittime di catcalling, a subire questo tipo di molestie sono anche lgbti e uomini.
In Italia, ispirate al progetto americano, sono nate molte pagine simili. In Francia,i il governo Macron, nell’estate 2018 ha approvato un provvedimento legislativo, che rende i commenti volgari un reato e prevede pene severe per il colpevole.
L’obiettivo di Cat Call of Bari è quello di far condividere le proprie esperienze per ricordare che una molestia non è equiparabile ad un apprezzamento. Le reazioni – così come scritto sui canali ufficiali – sono differenti: ognuno sceglie come reagire, c’è chi ignora il molestatore continuando a camminare in silenzio e chi si ribella rispondendo a tono – reazione che, come scritto sui canali ufficiali, potrebbe essere pericolosa in quanto il molestatore potrebbe irritarsi e perseverare nel proprio atto di molestia facendolo sfociare in un atto di violenza fisica. Le conseguenze invece, al contrario delle reazioni, sono quasi sempre le stesse: le vittime provano disagio, si sentono impotenti o addirittura si colpevolizzano chiedendosi se siano state loro, o il loro modo di essere vestite la causa della molestia, questi piccoli traumi, sommati l’uno con l’altro fermentano diventando delle vere e proprie paure causate da condizioni psicologiche che non permettono di vivere tranquillamente, addirittura vestirsi ed esprimersi, sfociando in attacchi di ansia, panico, insicurezza e calo di autostima.
Il catcalling – così come spiegato in un’intervista per la rivista online losbuffo.com dalla responsabile italiana del movimento, Alessia Mammaro – è sempre stato l’ennesimo tipo di dimostrazione del potere dell’uomo sulla donna, e come tale è rimasto, fino a tempi molto recenti, accettabile. Tra l’altro si è sempre stati più restii ad individuare questo tipo di molestie verbali come abusi, in quanto si nascondono spesso dietro le sembianze di “complimenti” o metodi di “approccio”; grazie all’avvento del femminismo moderno ed inclusivo però si è cominciato ad individuare tutti i comportamenti ritenuti normali dalla società, ma in realtà deleteri per la donna. Il catcalling è l’esempio forse più eclatante di fraintendimento della libertà di parola: si pretende che l’uomo abbia il diritto di esprimere le proprie opinioni non sollecitate e spesso esplicite su una passante, ma che questa non possa difendersi adeguatamente o lamentarsene. La possibilità di esprimersi dell’individuo termina invece laddove inizia quella dell’altro, ed è perciò fondamentale riconoscere, alla luce di questo, tutti quei comportamenti ben radicati anche nella società moderna per poterli estirpare definitivamente.
Diverse sono le testimonianze arrivate alla pagina ufficiale di Cat Call barese, tra queste molte le minorenni che hanno avuto il coraggio di condividere la propria esperienza e denunciare le molestie che hanno subito nella città di Bari, soprattutto da parte di uomini adulti, alcuni, anche genitori: “vai a battere in tangenziale” o “ti si vede tutto il didietro, poi uno se ne approfitta” sono solo alcune delle molestie verbali – denuciate sul profilo instagram barese – che ogni giorno, donne, ragazze e non solo, sono costrette a subire.
Quando qualcuno ci racconta in chat le molestie subite (o quando capitano a noi admin) – hanno raccontato alla nostra redazione le amministratrici della pagina ufficiale di Cat Calls Bari – provvediamo a scriverle con dei gessi colorati per le strade della città citando le parole del molestatore o della molestatrice. Ci pensiamo noi a riportare le storie delle vittime che devono semplicemente scriverci in privato. Confidiamo che chiunque legga quello che riportiamo (che sia egli/ella stesso/a un/a molestatore/molestatrice, o meno) si renda conto della gravità sia delle parole stesse, sia della reale e persistente situazione a cui molte persone sono esposte per strada. Anche non leggerle dal vivo, ma tramite Instagram, può suscitare interesse e sensibilità verso la causa. Il nostro obbiettivo principale è infatti aiutare nella ribellione quelle donne, quelle ragazze e quelle vittime che non possono parlare, o che hanno paura. Grazie a questo progetto diamo voce a chi non riesce a farla emergere, per far sentire soprattutto le ragazze, capaci di volontà, forti e importanti. Perché lo sono. La pagina barese è nuova, dunque non è ancora completamente “decollata” e non sufficientemente seguita, tuttavia ci sono diverse persone che condividono sui propri profili i post e c’è chi si complimenta con noi sposando la causa – hanno concluso le ideatrici del progetto barese.
La molestia verbale è una violazione della propria libertà personale, del proprio spazio intimo in cui ognuno, invece, dovrebbe avere il diritto di esprimere sé stesso senza paura di esporsi o, semplicemente di essere quello che è. In un momento storico così delicato, in cui è ancora necessario avere una giornata specifica per ricordare quanto sia importante lottare contro la violenza sulle donne ed è necessario varare leggi per contrastare tali fenomeni, quando, in una società cosciente dei propri doveri e dei propri diritti, le pari opportunità e i diritti dovrebbero essere garantiti a prescindere, ogni giorno, radicandosi automaticamente nella cultura, nella politica e nella vita sociale quotidiana – citando quanto vi abbiamo scritto lo scorso quattro novembre – partecipare, condividere, ascoltare, denunciare e schierarsi insieme, dalla stessa parte, verso l’abbattimento di alcuni schemi culturali è un primo piccolo – e allo stesso tempo grande – passo verso l’inizio di un cammino di libertà individuale e sociale comune.