Tutto cambia, nulla resta uguale. Per fortuna. Per sfortuna. Perché la vita è fatta così. Noi siamo fatti così. Siamo costellazioni di universi cangianti, incasinati, caotici, dai contrasti devastanti. A volte mi guardo e non mi riconosco più. Tutto cambia, nulla resta uguale, ma restiamo sempre noi stessi. Non sono vere quelle stronzate che alcuni dicono ogni tanto, del tipo: io sono buono, ma se mi fanno arrabbiare divento cattivo. Non è vero dannazione. Se si è buoni si è buoni, se si è cattivi si è cattivi, non lo si diventa così, da un giorno all’altro. L’ho vissuto sulla pelle: alcune persone si vestono di qualcosa che non gli appartiene e poi esplodono. Esplodono e ti sembra di non averle mai conosciute, invece erano esattamente quello, solo che non lo avevano mai mostrato fino ad allora e si erano coperti l’animo raccontando a se stessi di non essere così. E adesso lo so. Perché anche io non avrei mai pensato di poter essere uguale a me stessa con delle variazioni, le variazioni che ti portano gli anni, i giorni, le lezioni di strada, le cadute, le risalite. E tutto quello che emerge, giorno dopo giorno, nel bene o nel male, mi apparteneva, mi appartiene. Prima non potevo saperlo. No, non parlo di cattiveria. Ma di qualcosa che non credevo potessi mai accettare, come il rossetto bordeaux, o i capelli lunghi e tante altre cose. Mi guardo allo specchio e penso a questo. Gli ideali e i valori restano gli stessi. Il tempo passa ed io divento sempre più il riflesso di me stessa. E quando mi guardo, quando mi parlo, quando mi ascolto, ho sempre paura di non volermi bene abbastanza, perché conoscersi, esporsi, esprimersi senza paura non è mai facile. E stanotte non sono io a parlare, ma è la me del passato, la Francesca di diciassette anni, che di paure non ne aveva. E sfidava il mondo ad occhi aperti. E non aveva paura di mostrarsi per quello che era. Ed è tornata. Altrimenti non sarebbe qui con me a scrivere. Amarsi. Amarsi, rispettarsi e rispettare. Questo conta. E chi se ne frega di quello che pensano gli altri. Chi se ne frega.

 

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