Ero dentro e fuori contemporaneamente incantato e respinto dall’inesauribile varietà della vita…scriveva così Francis Scott Fitzgerald, in questo momento non ricordo in quale libro dei suoi, ma è una frase che mi è rimasta tatuata nell’anima. Quello che amo di dicembre è la sua inesauribile varietà di colori, luci, contrasti, magie che si incastrano l’una nell’altra, compreso il fatto che arrivati al 31 in un lampo ti trovi sospeso tra il passato e il futuro: fermo, immobile, a contare all’indietro mentre cerchi di far mente locale su quello che è per te il presente e su tutti i buoni propositi per l’anno che sta per arrivare. Io sono dentro e fuori contemporaneamente respinta e incantata dall’inesauribile varietà della vita, della mia vita, una vita che amo così tanto, ci pensavo rientrando a casa, sovrastata da un cielo stellato infinito e una luna piena, immensa, che mi faceva strada nel viale che percorro spesso, per uscire e rientrare dai miei caos quotidiani. Cercando le chiavi ho pensato che si, mi sarebbe piaciuto essere in uno dei libri di Fitzgerald, ma in fondo la mia vita è perfetta per questa epoca, è così meravigliosa e dannata allo stesso tempo, non potrei chiedere di meglio. E queste luci, le luci di un albero che facciamo ogni anno con il nostro spirito pagano – laico e non cristiano, pieno di cose che celebrano la bellezza della vita e della natura, che non c’entrano niente con la tradizione normale, ma appartengono alla nostra tradizione personale, fatta di leggi morali, ideali e passioni, queste luci, mi ricordano ancora di quanto sia fortunata ad essere quella che sono, a vivere la vita che vivo, ad essere circondata dalle persone e dai gatti e dai cani che mi circondano, ad essere un caos di luci che si espande e si contrae a ritmo soulblues, con le parole che scorrono veloci, una dopo l’altra, con l’ordine di una storia che scrivo ogni giorno sulla pelle della mia anima.

 

 

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